Appena dico a qualcuno che faccio ciclismo la prima cosa che gli viene in mente è di farmi la fatidica affermazione: “siete tutti dopati voi ciclisti”. Questa frase viene detta molto spesso con ignoranza da chi non si aspetta alcune prestazioni in gara di ciclisti. Non posso negare che alcuni ciclisti dell’epoca come Fausto Coppi e Gino Bartali oppure anche alcuni corridori di oggi facciano purtroppo uso di sostanze dopanti, perché parlano i fatti, però mi sembra ridicolo generalizzare. Prendo come esempio Chris Froome, il vincitore del giro d’Italia di quest’anno, che nella penultima tappa ha compiuto un’impresa a dir poco incredibile, scattando su una salita, staccando tutti i suoi avversari e vincendo il giro d’Italia. Dopo questa sua vittoria alcune persone mettevano in dubbio la sua prestazione sospettando il doping. In seguito il suo team “Sky” pubblicò la sua preparazione alimentare prima e durante la tappa. https://www.bbc.com/sport/cycling/44694122 È impressionante il fatto che lui abbia assunto:
quattrocento g di riso, duecento ml di succo di frutta, tre uova, quattro pancakes e del thè verde con miele. Tutto ciò a colazione, assumendo così un totale di 996 kcal. In seguito, durante la gara, prese quattordici gel e due borracce, assumendo cosi 2348 kcal.
Tutto ciò è per dire che dietro ad un atleta che arriva a vincere c’è un’alimentazione studiata a tavolino, e in più come nel caso di Froome l’essere bradicardico, un po’ per una predisposizione soggettiva e un po’ per gli allenamenti che svolge. Quindi è assolutamente plausibile che Froome abbia vinto grazie al suo fisico, alla sua preparazione e alimentazione e non grazie al doping.
Molte volte però l’assunzione di sostanze dopanti arriva dai genitori, che spingono i propri figli anche molto giovani come quattordici/quindici anni a doparsi .
La reputo una cosa scandalosa perché tu, da genitore, costringi tuo figlio a rovinarsi sia in termini di salute che nella carriera che avrebbe potuto avere.
Altre volte, invece, il doping si diffonde nelle squadre, grazie alla società, che impone il doping come regola per poter continuare a far parte delle squadra e quindi a gareggiare. Su quest’ultimo metodo ho avuto modo di sentire tante testimonianze, soprattutto nella categoria degli under ventitre ovvero quando ci si trova ad un passo dal professionismo. Credo che non ci sia cosa peggiore di rovinare un ragazzo.
I mezzi per fermare la diffusione del doping ci sono, ma come al solito non vengono utilizzati correttamente, mi spiego meglio. Nella mia categoria ovvero juniores vengono fatti al termine delle gare i controlli antidoping. L’unico errore enorme che secondo me viene fatto è che i ragazzi sottoposti al controllo vengono sorteggiati. Secondo me sbagliano, perché un atleta si dopa per raggiungere un risultato e non per finire la gara in fondo alla classifica. Quindi è giusto il sorteggio, ma dovrebbe essere riservato alle prime dieci posizioni.
Penso che molte volte si è tentati dal doping, perché spesso non arriva il risultato che ci si era posti. Ma se tutti ragionassero come me ovvero pensassero che il ciclismo è uno sport che deve far crescere, maturare e credere in se stessi per ottenere un obiettivo, non ci sarebbero ingiustizie legate al doping. Dico ingiustizie perché c’è qualcuno che raggiunge buoni risultati dopandosi e così facendo prende in giro e burla oltre a se stesso anche l’atleta che invece ha sudato sette camice per ottenere un buon risultato.