Quando penso ad uno scrittore subito mi viene in mente l’immagine di un direttore d’orchestra che, sicuro e disinvolto, agita velocemente le sue bacchette in una danza sconosciuta e dà alla luce una perfetta melodia. In fondo è questo che fa uno scrittore: compone testi attraverso parole, trasforma azioni concrete e pensieri astratti in frasi armoniosamente connesse, che riproducono nella testa del lettore la stessa melodia che lui aveva in mente quando le ha generate.
Scrivere non piace a tutti. Molti si sentono costretti a farlo a scuola e quando si diplomano smettono di ‘comporre’. Io stessa quando devo fare un testo di italiano non ne vado proprio entusiasta. Ma perché? Perché scrivere è così difficile?
Forse perché richiede un certo grado di impegno. A volte penso a come sarebbe bello se i pensieri che si trovano nella mia testa e che non riesco a convertire in parole potessero trascriversi automaticamente sul foglio immacolato che mi sta di fronte. Beh non è così, sarebbe troppo semplice. Proprio per questo molti odiano scrivere, perché significa guardarsi attorno, scendere sotto lo strato superficiale delle cose ed esaminarne da vicino il nucleo centrale. Significa mettersi in discussione, verificare le proprie convinzioni in merito ad un certo argomento, ma quelle vere. Perché è vero, si può scrivere ciò che non si pensa, ma a cosa servirebbe? Sarebbe inutile perché la finzione viene percepita da chi legge. E poi verrebbe a mancare proprio una delle più importanti motivazioni per cui si scrive. Ma qual è questa motivazione?
Penso che la scrittura rappresenti per chi desidera esercitarla quasi un bisogno. Chi scrive ciò che sente o pensa lo fa attraverso racconti, romanzi, poesie; attraverso semplici testi come questo oppure attraverso canzoni. Questi generi di scrittura apparentemente differenti tra di loro hanno invece un forte denominatore in comune: la condivisione, è questa secondo me una delle ragioni per cui si scrive. Perché è bello poter provare sentimenti, poter fare esperienze di qualsiasi genere o poter conoscere ciò che ci circonda, ma è ancora più bello saper raccontare tutto questo e volerlo fare. Si dà la possibilità ad altri di identificarsi in ciò che si scrive, e questa per me è davvero una cosa fantastica.
Nel corso della storia abbiamo visto come a volte in un certo periodo le persone si identificavano in un certo romanzo o racconto che poi finiva per andare di “moda”. Perché se è vero che scrivere può diventare un bisogno lo può diventare anche leggere. Avere infatti la possibilità di identificarsi in ciò che si legge, in un determinato personaggio, di rispecchiarsi nei suo pensieri, nelle sue caratteristiche, nei suoi ‘travagli mentali’ aiuta a sentirsi meno soli al mondo. E rappresenta appieno il fortissimo potere che ha la scrittura nel riuscire a fare questo, nel riuscire a connettere le menti di molti seppur distanti. Ed ecco che quindi, se non si scrive realmente ciò che si pensa o lo si fa tanto per fare, questa magica interazione tra scrittore e lettore viene spezzata ed interrotta: l’incantesimo si spezza.
Non sottovalutiamo quindi il fortissimo potere che può avere la scrittura, né la sua natura artistica, perché si, per me la scrittura è una forma d’arte che solo alcuni destreggiano alla perfezione ma che tutti possono sperimentare, e magari, allenando il proprio polso, riuscire a migliorare.
In conclusione non smettiamo di comporre testi: agitiamo le ‘bacchette’ della nostra mente e diamo alla luce la nostra perfetta melodia.