“La bellezza delle cose esiste solo nella mente di chi le osserva.” David Hume 1700
Nonostante sia usato spesso nel linguaggio quotidiano, poche volte ci si sofferma a pensare al significato del termine “bello”. Sembra che la parola “bellezza”, non abbia una definizione specifica e che sia proprio questa vaghezza il tratto che più la caratterizza.
Ad esempio, perché reputiamo bella una rosa? Non soddisfa nessun nostro bisogno fisico, eppure ci trasmette un senso di bellezza nel suo essere inutile. Questa sua inutilità viene annullata nel momento in cui al fiore viene attribuito un valore affettivo: se la rosa ci viene donata da una persona importante, anch’essa lo diventerà e ci trasmetterà bellezza, se invece ci viene regalata da una persona qualunque la vedremo soltanto come un fiore. Questo avviene perché siamo in grado di provare emozioni che colleghiamo a cose concrete. Spesso si pensa che è proprio di questo che l’uomo ha bisogno per vivere a pieno la propria vita: della capacità di captare la bellezza delle cose e farsi trasportare da essa.
L’enciclopedia dei ragazzi del 2005 riporta una riflessione di Giuseppe Di Giacomo che sostiene che definiamo “bello” ciò che ci fa vedere più di quanto vediamo. Ad esempio, quando abbiamo a che fare con una poesia, la reputiamo bella se sentiamo che le sue parole trasmettono più di quanto ci possa dire il significato letterale. Questo dimostra che è proprio il rivelarsi di quel qualcosa in più che costituisce la bellezza.
Ho letto vari articoli nei quali diversi psicologi sostengono che i malati affermano che la convivenza con i propri problemi è più sopportabile grazie alla bellezza. Secondo i pazienti quindi essa permette un’esistenza meno impossibile da portare avanti. Ipotizzando che un malato ami i paesaggi montani,si può dire che egli vivrebbe meglio la sua malattia se andasse sovente a fare escursioni in montagna, perché quando si prova senso di bellezza, i dolori fisici e morali vengono attenuati. La bellezza può essere dunque una terapia, allo stesso tempo è un enigma. Francesco Bacone, filosofo e politico, nel XVI-XVIII sec sottolinea che questa non è una cura così rara. Secondo Bacone la bellezza è un’esaltazione della semplicità, perché non è qualcosa di artificiale ma un prodotto della natura, alla pari dei fenomeni come la caduta delle foglie, il moto della Terra o il calore. Per questa ragione credo che senza la capacità di provare questa emozione l’uomo non può essere considerato tale.
E se ancora non abbiamo capito come funziona questa emozione, smettiamola di cercare di identificarla quando la incontriamo, ma godiamocela e basta. Come sosteneva Einstein: “la bellezza é un gioco al quale bisogna accostarsi come degli infanti, facendosi prendere dal fascino della scoperta, lasciandosi stupire, ridendo e gioendo senza troppe sovrastrutture intellettuali.”