Negli ultimi decenni il concetto di rispetto verso gli animali è cambiato. Molte persone in confronto a un tempo rivolgono più rispetto agli animali (specialmente quelli domestici o da allevamento). Basti pensare a quante mode come collarini brillantinati, giacchette e cuffiette esistono ormai per cani, gatti o chissà che altro animale. Come se oltre alle persone, ora si potessero viziare anche loro.
Se buona fetta della popolazione la pensa così, la restante parte non ne rispetta nessun diritto e non si degna neanche di prendere in considerazione le leggi a riguardo. La violenza e il mancato riguardo dei diritti degli animali sono uno dei discorsi più discussi negli ultimi anni. Questa trasgressione la si incontra ovunque: animali domestici, animali da zoo, da circo, da allevamento o da sperimentazione.
Per contrastare queste violenze sono state emanate molte leggi riguardo alla loro tutela. Nel 1641 la Corte Generale del Massachussettes sancì che nessun uomo poteva esercitare tirannia e violenza su animali tenuti per il proprio utilizzo, e nel 1978 venne proclamata dall’Unesco la Dichiarazione dei Diritti dell’Animale. In seguito a queste, sono poi state formate altre innumerevoli leggi a tutela degli animali in modo tale da assicurare a loro il benessere di cui hanno bisogno. Nonostante tutto, ci sono ancora oggi moltissimi episodi di maltrattamenti.
Nell’ambito dell’allevamento mi sento libero di dire che molte persone sbagliano a pensare che tutti gli animali allevati per il fabbisogno umano siano sfruttati e maltrattati in qualche modo dagli allevatori. Persone da tutto il mondo pensano che una dieta per esempio vegetariana o vegana possa evitare sofferenze agli animali da allevamento. Gran parte degli allevamenti trattano gli animali con dignità, ma quelli da combattere veramente sono soltanto quelli intensivi. Questi sfruttano gli animali e non lasciano nemmeno lo spazio vitale stabilito per ogni singolo soggetto. Se si vuole frenare questo genere di allevamento bisogna piuttosto cercare nei punti vendita di alimentari scegliere prodotti di cui sappiamo meglio la provenienza. Con un progetto di alternanza scuola lavoro la mia classe era incaricata di intervistare i clienti del supermercato la Coop di Carmagnola. Fra le domande da porre una in particolare chiedeva: “Sa cosa sono gli allevamenti intensivi? Ne ha mai almeno sentito parlare?”. Su sei persone intervistate due lo sapevano, una ne aveva sentito parlare e ben tre persone (la metà) non sapeva cosa fossero. Consola il fatto che mediamente erano perlopiù persone anziane a non conoscere. Secondo me il problema è che le persone in generale sono poco informate e credono di sapere quando in realtà non è così. Quindi nonostante le loro scelte siano fatte in buona fede, non si avranno mai cambiamenti concreti.
Dicendo tutto questo, intendo dire che è giusto combattere per i diritti degli animali, essendo anche loro esseri viventi capaci di provare emozioni. Oltre a segnalare e rendere rari questi comportamenti però bisogna saper informarsi su quali scelte è meglio fare, sia sull’aspetto alimentare che economico, evitando conclusioni poco sensate e di fatto inutili.
Chi decide di comprarsi un animale domestico deve poi sapere che non è un soprammobile ma bensì un essere vivente che necessita di attenzioni, cure, cibo e affetto. Inoltre essere informati è la prima arma per saper fronteggiare le ingiustizie.