
Da quel che mi ricordo posso dire di non di non esser mai stato al passo con i tempi rispetto agli altri miei coetanei: quando tutti giocavano a calcio o con le macchinine io passavo ore sui giochi di società, e ancora, quando era arrivato la moda dei pantaloni stretti con i risvolti io portavo i baggy ed infine quando il genere hip-hop prese piede e la maggior parte dei ragazzi ascoltavano quello io iniziai ad appassionarmi a generi del tutto differenti. Peró non sto dicendo che non ascolto più questo tipo di musica, sarebbe impossibile, visto che insieme al raggae e il rock è un genere che mi accompagna da quando sono bambino e non potrei mai “abbandonarlo”, anzi negli anni ho approfondito sempre di più il mondo del rap/hip-hop e le sue varie forme (writing; deejaying; rap; breakdance) ed è stato grazie alle mie varie ricerche che sono arrivato a “Neffa 107 Elementi”. Si può dire che negli anni il rap abbia lasciato la sua impronta e anche in maniera abbastanza pesante, è innegabile, ma allo stesso tempo ha portato a molte e varie critiche: i testi frivoli e privi di significato, spesso molto volgari, l’inneggiare a uno stile di vita da criminale oppure da miliardario ed altre ancora, su alcune di queste critiche mi trovo abbastanza d’accordo ma sono in totale disaccordo con quelli che credono che il rap sia solo questo.
Ed qui che entra in gioco il nostro disco.
Per chi non sappia cosa sia 107 elementi gli basti sapere che se mai dovesse ascoltarlo si ritroverà un piccolo capolavoro del genere hip-hop, scritto e prodotto da un trio che potremmo definire magico: Neffa (Chico Snef), Deda (Chico MD) e Al Castellana, con collaborazioni del calibro di Dj Gruff e Kaos One. Se questi nomi non vi dicessero niente potrei capirvi perfettamente visto il panorama, definibile underground, in cui hanno navigato per anni. Per spiegare un attimo il terzetto che sentiamo all’interno dell’album mi permetto di fare un piccolo riassunto della loro carriera almeno fino al 1998, data in cui uscì il disco, incominciando dal primo, inimitabile e forse più folle di tutto il gruppo: Neffa.
Giovanni Pellino, Chico Snef , Chicopsico, comunque lo vogliate chiamare sappiate che è stato uno dei pionieri di questo genere ed insieme al collettivo Sangue Misto, di cui facevano parte anche Deda e Dj Gruff, scosse l’Italia dei novanta con un disco che rimase una sorta di icona anche negli anni a venire considerate le poche copie vendute in quegli anni , in seguito il cantante fece uscire due dischi da solista: Neffa e i Messaggeri della Dopa (con la famosa canzone “Aspettando il sole”) e ovviamente Neffa 107 Elementi. Verso la fine degli anni novanta abbandonerà completamente la sua carriera hip-hop per intraprenderne una del tutto diversa. Di Deda e Al Castellana possiamo dire che il primo, dopo la fine dei Sangue Misto, continuò ancora un paio di progetti nel ruolo di Mc per poi smettere definitivamente, mentre Castellana inizia il suo percorso nei primi degli anni novanta con vari dischi che vanno dal Funk al Soul o addirittura all’R&B.
Ma iniziamo a parlare del disco partendo proprio da quello che è il suo titolo, 107 elementi, un titolo abbastanza criptico e che fa trapelare poco del significato che voglia dare, se non fosse che durante una dichiarazione su Aelle Neffa spiegò cosa volesse dire il numero:” 1: l’unità; 0: il cerchio, il nulla che è anche il tutto; 7: il sole (ed è anche il giorno in cui sono nato). La somma interna (1+0+7) è 8: l’infinito.”
Parliamo ora delle tracce, o almeno quelle che mi hanno colpito di più, partendo da quella che fondamentalmente è un’intro che fa presagire che tipo di sonorità avrà il disco (quindi un misto di hip-hop e funk), per poi passare a una delle tante tracce magnifiche all’interno del disco, sto parlando di Guerra e Pace, un pezzo semi-politico che critica la guerra ma senza cadere nei soliti stereotipi e si sofferma al massimo sul dolore che quest’ultima può causare. Posso dire che questo pezzo è pura poesia, punto: anche un non amante del genere dovrebbe ascoltarlo. In seguito abbiamo “Non tradire mai”, lo sintetizzo dicendo che rispetto ai brani presenti è nettamente inferiore, potremmo dire che questo brano è stato fatto principalmente per le radio, anche se sinceramente suona molto bene con Al Castellana che con il suo ritornello ha reso iconico questo pezzo.
“Solo fumo”è un brano con una base molto scura, torbida e con i più bravi Mc napoletani del tempo, La Famiglia, e con Neffa che, non saprei bene definire che sensazione mi dà, in quel minuto che rappa conviene far parlare solo la musica e non farsi domande ed infine un Gruffetti( Dj Gruff) sempre un po’ arrabbiato con il mondo e probabilmente con una persona con cui condivide la traccia. Seguitando abbiamo “Carcere a vita” dove Neffa campiona Kaos One e un artista neomelodico sconosciuto, è un brano che critica, ma non in maniera accusatoria, quello che stava diventando il rap alla fine dei novanta: una frase celeberrima è ad esempio” Li vedi in video farsi più viaggi anche di Marco Polo” una chiara critica nei confronti di Jovanotti. Arriviamo a “Nella pioggia”, con Dre Love, uno dei feat internazionali che rende questo brano molto malinconico e si allaccia benissimo a quello seguente, ovvero “Vento freddo” che dà una sensazione di forte tristezza e il fattore malinconia si fa ancora più presente, visto che il brano parla proprio di un amico scomparso e ruota intorno ai ricordi che Neffa racconta in maniera magistrale. Ed infine arriviamo al punto cardine del disco, con “Strategie dell’universo”: qui abbiamo diversi punti di vista del mondo attuale, partendo da un Kaos che porta la parte più disperata e macabra del nostro globo, poi Deda con una strofa che andrebbe studiata a scuola ed infine il Chico Snef che solo con il ritornello racchiude tutta la canzone” Certi giorni lasciarsi andare o sopravvivere A volte resta giusto il tempo per decidere se scrivere La parola fine nella chiave drastica o resistere Nell’ottica di non uccidere Ma dare a te stesso, amare te stesso Spesso dubitare te stesso, stare a te stesso Elevare te stesso, non allucinare te stesso Scordare te stesso per trovare te stesso Non ingannare te stesso, rubare a te stesso Stordire, sfregiare, mistificare te stesso Imprigionare te stesso Potresti immaginare te stesso e strategie dell’universo”.
Arriviamo alla fine con “Suona Ancora” e “Nella luce delle 6”. Con il primo abbiamo una carrellata di ricordi di Neffa e della sua carriera fino ad allora, facendo vedere che effettivamente quel suono, quel groove, quelle sensazioni che solo questo genere può dare non se ne sono andate anzi suonano ancora. Mentre con quello che io considero l’outro dell’album, “Nella luce delle 6”, riesce a trasportarmi in un altro posto ogni volta che sento “Non c’è storia come stare con i miei”. Mi fa ricordare episodi vissuti con i miei amici (soci) e soprattutto mi dà una sensazione di calma e pienezza, essendo consapevole che questo disco rimarrà per me un pezzo della mia vita che non potrò mai dimenticare. Ma ora smetto perché è tardi e dopo le sei non mi resta che aspettare il sole.