In questo mondo di gruppi virtuali esiste un gruppo che di virtuale non ha nulla: gli scout. Lo scoutismo è nato nel 1907 da un idea del tenente generale inglese Robert Baden – Powell. Questo militare ideò e scrisse un metodo educativo fondato sul volontariato e sull'”imparare facendo” grazie ad attività collettive all’aria aperta. Baden-Powell iniziò in Inghilterra con un gruppo di ragazzi di diversi ceti sociali, organizzando un campo estivo a stretto contatto con la natura. La sua iniziativa ebbe successo e così facendo lo scoutismo si diffuse in tutto il mondo.
In Italia si creò l’Agesci: Associazione Guide Scout Cattolici Italiani, di cui faccio parte dall’età di otto anni. In vari paesi italiani si possono trovare gruppi scout presso gli oratori. Un gruppo scout è gestito da una comunità capi, composta da persone che dedicano il loro tempo ad organizzare le attività per il branco, reparto e clan. Lo scopo di queste attività è di aiutarsi a vicenda per raggiungere gli obiettivi futuri e il bene del gruppo e della società. Io ho già passato 4 anni in branco e 4 anni in reparto e ora faccio parte del clan.
Durante il mio percorso ho avuto modo di sentire commenti strani fatti da persone esterne.
“….Ma voi siete quei ragazzi che mangiano le cavallette a colazione?….”
“….Di notte dormite nei boschi con i cinghiali?…”
“….Voi mangiate tutti nello stesso piatto?…”
“….Siete matti a portare i pantaloni corti anche in inverno!…”
Per rispondere alle domande che ci fanno le persone che incontriamo posso dire che gli scout sono ragazzi che non mangiano le cavallette, però se uno ci tiene può anche farlo. Facciamo uscite di vari giorni, anche in montagna, ma non invitiamo i cinghiali nelle nostre tende. Ogni ragazzo si porta da casa tutto il necessario per un’uscita usando lo zaino, suo inseparabile compagno di viaggio.
Gli scout si riconoscono dalla loro uniforme: camicia blu, foulard giallo e rosso, come nel mio caso, perché appartengo al gruppo scout di Santena, pantaloncini corti di velluto e calzettoni.
Essere scout per me vuol dir tanto perché:
– faccio attività manuali che mi coinvolgono, ad esempio fare delle costruzioni con il legno che ci tornano utili nelle varie uscite;
– faccio grandi escursioni;
-ho la possibilità di conoscere altri ragazzi;
-si vivono grandi momenti di condivisione dove lo spirito di gruppo ci unisce nelle difficoltà;
-si crea l’indimenticabile esperienza di attimi vissuti attorno ad un fuoco notturno.
Vista la mia esperienza consiglierei a tutti i ragazzi di entrare a fare parte del mondo scout.
“Scout una volta, scout per sempre”.