
La musica è emozione. È un mezzo per arrivare all’anima delle persone che la ascoltano. Sarebbe bello continuare a pensarla così, ma purtroppo nell’ultimo periodo mi sono dovuta ricredere.
Mi riferisco al tragico evento che colpì Manchester il 22 maggio 2017, quando, durante il concerto di Ariana Grande, pop star idolo internazionale, si verificò un attentato terroristico che portò alla morte di 22 ragazzi giovanissimi e ad altri 120 feriti anche gravi; oppure alla tragedia accaduta qualche giorno fa proprio in Italia. È successo a Corinaldo, provincia di Ancona, in una discoteca, dove doveva tenersi il concerto del trapper più in voga del momento chiamato Sfera Ebbasta. Ci sono stati 120 feriti (7 in pericolo di vita) ed hanno perso la vita 6 persone di cui 5 tra i 14 e i 16 anni e un’adulta (una madre che accompagnava la propria figlia minorenne a godersi, per così dire, il concerto del suo trapper preferito). Tutto ciò è stato scatenato da un gesto ignorante di un ragazzino che per divertimento ha usato uno spray al peperoncino in un luogo chiuso e piccolo, dovuto al numero delle persone presenti che superava il numero di capienza del locale, provocando il panico generale che ha portato tutti quanti ad evacuare la discoteca con conseguenti spintoni e calpestamenti. Non si è fatto attendere il commento di Sfera che ha espresso il suo profondo dolore e la vicinanza alle famiglie delle vittime, concludendo il messaggio di cordoglio con una frase: “La musica dovrebbe essere uno strumento che unisce le persone, speriamo che lo diventi veramente.”.
Voglio proprio soffermarmi su quest’ultima frase che si collega al mio pensiero iniziale.
La musica pur avendo migliaia di generi e sottogeneri differenti ha un unico obbiettivo, ovvero quello di portare amore e benessere in chi la ascolta. I concerti non devono essere mezzo di stragi ma luoghi in cui per un’ora e mezza o due ci si possa allontanare dalla vita reale, dimenticandosi dei demoni che ognuno di noi porta dentro di sé, pensando solo a divertirsi e godersi lo spettacolo lasciando per un momento da parte la vita di tutti i giorni con i suoi alti e bassi.
I concerti devono essere contro la paura e questo lo hanno dimostrato bene sia Ariana Grande sia Vasco Rossi. La prima organizzò un concerto di beneficenza a Manchester non molto tempo dopo l’attentato terroristico in cui raccolse 10 milioni di sterline per le famiglie delle vittime, mentre il secondo ha portato a termine il record mondiale di spettatori paganti in un solo concerto, con oltre 220 mila fan accorsi a vederlo da tutte le parti del mondo nonostante la tragedia accaduta in Inghilterra poco più di un mese prima, come segno di coraggio contro il terrorismo e la paura. Molti sono stati, infatti, i momenti in cui Vasco urlava all’amore e alla forza con frasi tipo: “Questo è un concerto contro la paura” oppure “L’amore è sopra la paura”.
La musica non può essere usata come mezzo di paura e i concerti non possono essere causa di morte. Dai concerti si deve tornare senza voce non senza vita!